Tutto il
potere all’arbitro
Lo scorso numero si chiudeva
riportando l’articolo C4 del nuovo regolamento che altro non è che il C5 del
vecchio. Un intero articolo è stato soppresso: un’operazione non certo priva di
conseguenze.
Fino al mese di luglio dello
scorso anno, esisteva nel regolamento del gioco lampo il seguente articolo:
C4. Per poter vincere, un giocatore deve avere
«possibilità di dare matto». Con ciò si definisce una forza adeguata a produrre
alla fine una posizione legale, possibile da «aiutomatto», dove un avversario
avente la mossa non può evitare il matto alla mossa successiva. In questo modo
due Cavalli e Re contro Re solo sono insufficienti, ma Torre e Re contro Cavallo
e Re bastano.
Come detto nello scorso numero di
En Passant, gli articoli presenti nelle appendici dedicate al gioco rapido e a
quello lampo modificano l’effetto del regolamento del gioco normale. In
particolare il vecchio articolo C4, in occasione delle partite lampo, aveva
precedenza sull’articolo 6.10, che ora invece rimane in vigore per ogni tipo di
competizione scacchistica.
6.10 Tranne quando si applicano gli Articoli 5.1,
5.2 e 5.3, la partita è persa per quel giocatore che non completa il numero
prescritto di mosse nel tempo stabilito. Altrimenti se la posizione è tale che
l’avversario non è in grado di dare scaccomatto al giocatore con una qualsiasi
possibile sequenza di mosse legali (ossia con le risposte peggiori), la partita
è patta.
In pratica, per vincere una
qualunque partita (e dunque anche una di gioco lampo) è sufficiente poter
costruire una qualunque situazione da matto a partire dalla posizione che si
verifica sulla scacchiera al momento della caduta della bandierina. Considerando
quali sono le regole degli scacchi, le posizioni in cui non si può vincere sono:
(1) quando si è rimasti col solo Re; (2) quando la posizione è morta (ai sensi
dell’art. 5.2.2, ossia Re contro Re, Re e pezzo minore contro Re, Re e Alfiere
contro Re e Alfiere delle stesse case); (3) quando si possiede un solo Cavallo e
l’avversario è rimasto con sole Donne; (4) quando si possiede un solo Alfiere e
l’avversario rimane solo con Donne, Torri, Alfieri delle stesse case o una
qualunque combinazione di tali pezzi.
Quando vigeva l’ex-articolo C4,
occorreva anche vincere una minima resistenza da parte dell’avversario, cioè,
detto in altre parole, bisognava avere la possibilità di raggiungere una
posizione in cui fosse imparabile il matto in due. La cosa era abbastanza
paradossale perché la soluzione più tecnica (matto in due) era richiesta nella
situazione meno tecnica (il gioco lampo). Giusta quindi la decisione di
uniformare la regolamentazione. Discutibile, forse, il come. Da un punto di
vista prettamente tecnico, infatti, sarebbe stato più appropriato uniformare
nell’altro senso, non fosse altro che per ragioni di continuità rispetto alla
frequenza, considerando cioè che è più probabile avere penuria di pezzi in una
partita lampo piuttosto che nel gioco normale.
Le ragioni che hanno invitato il
legislatore ad uniformare in questo modo sono probabilmente di due tipi. La
prima discende dalla non estesa conoscenza dell’ex-articolo C4 presso i
giocatori. La seconda può dipendere da una situazione come quella che si può
vedere nel seguente diagramma:
Questo era il tipo di
interrogativi che un arbitro poteva trovarsi ad affrontare col vecchio
regolamento. E la soluzione non era immediata. Nella posizione diagrammata è
possibile per il Bianco promuovere in c8 ad Alfiere (!) e raggiungere
successivamente la seguente posizione: B: Rh8, Ag8, Tf8; N: Rh6, Ah2. Ora il
Nero può mattare imparabilmente in due mosse: 1... Ae5+ 2. Tf6+
A:f6#. Col pedone in d5 è invece
impossibile la promozione ad Alfiere delle case bianche, per cui non esiste modo
di mettere un pezzo in h7 che non si possa poi interporre sullo scacco di
Alfiere liberando così la casa h7 per il Re. La partita è quindi
patta.
La precedente posizione è stata
costruita ad hoc, ma è indubbio che il nuovo regolamento non costringe
più l’arbitro ad essere un esperto di problemistica. Tuttavia, sotto altro punto
di vista, le cose si sono complicate. Infatti, che ora basti avere un pezzo
minore per vincere per il tempo in quasi qualunque posizione, può portare
all’assurdo di avere due giocatori che, con un pezzo minore per parte,
continuino a muoverlo a caso per la scacchiera nella speranza di vincere per il
tempo.
Sarebbe tutto sommato una
situazione triste per gli scacchi se non ci fosse la possibilità per
intervenire. Fortunamente -e opinabilmente- oggi questo è
permesso.
Il nuovo regolamento presenta un
articolo nuovissimo (il 12.1) e modifiche ad uno preesistente (il 13.4) che
hanno significativamente incrementato la possibilità per un arbitro di
interferire nel risultato di una partita.
12.1 I giocatori non devono prendere iniziative
che arrechino discredito al gioco degli scacchi.
Una considerazione linguistica.
Confrontando questo articolo con l’articolo B3 presentato sullo scorso numero di
En Passant, si può notare come si usi la negazione del verbo dovere sia in quel
caso che in questo. La differenza, tuttavia, è netta e sta nella versione
inglese del regolamento, l’unica da prendere in considerazione in caso di
contestazioni. L’articolo B3 parla di do not need, non è necessario,
questo di shall not, locuzione che identifica una proibizione esplicita
di fare alcunché di nocivo al gioco degli scacchi.
13.4 L’arbitro ha la possibilità di applicare una
o più delle seguenti penalizzazioni:
1.
l’ammonizione; o
2.
l’aumento del tempo che rimane all’avverario;
o
3.
la riduzione del tempo che rimane al giocatore colpevole;
o
4.
l’assegnazione della perdita della partita;
o
5.
riduzione del punteggio ottenuto in una partita dalla parte
colpevole
6.
aumento del punteggio ottenuto in una partita dall’avversario fino al
massimo disponibile per quella partita
7.
l’espulsione dalla manifestazione.
In questo articolo sono nuovi
l’introduzione e i commi 5 e 6.
La combinazione di questi due
articoli e della prefazione al regolamento (vedere En Passant
73/74) definisce quello che si può chiamare il potere arbitrale: la
prefazione dice che l’arbitro deve giudicare col suo miglior discernimento tutto
ciò che non è esplicitamente previsto nel regolamento; il nuovo articolo 12.1,
breve e vago a sufficienza, è estremamente potente perché, essendo materia
indubbiamente soggetta al giudizio personale che cosa possa arrecare discredito
al gioco degli scacchi, permette ad un arbitro di decidere quasi qualunque cosa;
l’articolo 13.4 poi definisce le penalità e queste includono praticamente
tutto.
Con questi strumenti a
disposizione, è difficile trovare un limite a quello che può legalmente fare un
arbitro. Prendiamo ad esempio il caso Scarenzio. Se, nella insindacabile
opinione dell’arbitro francese, il semplice fatto di possedere un palmare
costituiva discredito per il gioco degli scacchi, egli aveva ogni diritto di
prendere provvedimenti secondo l’articolo 13.4, ivi inclusa la squalifica del
giocatore.
L’augurio più naturale è che gli
arbitri sappiano far buon uso di questo potenza di fuoco e i loro ordini
giudicanti sappiano intervenire opportunamente in caso di abusi.
Il Gran Capo degli arbitri,
l’olandese Geurt Gjissens, ha invitato espressamente ad usare l’articolo 12.1 in
maniera tecnica in tutte le situazioni che possono nascere dall’applicazione del
nuovo regolamento per il gioco lampo. Presentando il caso di due giocatori
rimasti con un solo pezzo minore per parte, egli scrive: Se i giocatori sono
rimasti con tempo a sufficienza, diciamo 30 secondi o più, io interferirei
mettendo in evidenza l’articolo 12.1.
In forza dell’articolo 13.4
l’arbitro può dichiarare patta una simile contesa. E, per estensione, nulla gli
vieta di agire così in presenza di giocatori che, con materiale pari, muovano
velocissimamente e/o a casaccio i pezzi, sbattendoli pesantemente sulla
scacchiera o pigiando scriteriatamente sugli orologi. Se l’arbitro giudicasse
non scacchistico un simile agire potrebbe imporre il risultato più ovvio
all’incontro.
Che poi l’interventismo arbitrale
sia qualcosa da auspicare è un altro paio di maniche.